7 giorni in Croazia

Non avevo mai superato il confine verso est in tutti questi miei 35 anni. Chissà perché…. Per fortuna l’ho fatto durante queste vacanze.

Un viaggio per nulla organizzato, 7 giorni partendo da Milano che mi hanno portato a scoprire l’Istria, parte del golfo del Quarnaro e l’entroterra dei laghi di Plitvice. Ho scoperto il glamping, una forma di campeggio soft che ti porta a stretto contatto con la natura, dormendo ascoltando il rumore delle onde del mare.

ITINERARIO

GIORNO 1.

Partenza in mattinata da Milano per raggiungere le città dell’Istria: Porec (Parenzo), Rovigno (Rovinj) e Pola (Pula). In una giornata ho visitato le prima due, cenato nella terza.

Porec è una cittadina turistica con stradine labirintiche piene di negozietti e gelaterie. Una paio d’ore di visita sono sufficienti. Da non perdere il complesso della Basilica Eufrasiana, situata nel centro della città. si tratta di una basilica bizantina del VI secolo ed è il centro di un complesso religioso eretto dal vescovo Eufrasio verso il 535 che comprende palazzo vescovile, atrio, battistero e campanile.

Bello anche il lungomare roccioso, da godersi con un gelato e una passeggiata.

Rovigno: una piccola Venezia in Istria, Rovigno è una delle città che più ricordano la presenza italiana a Nord della Croazia (anche i segnali sono bilingui). Piacevole per una passeggiata e un po’ di shopping:)

Consiglio per la cena a Pola: Konoba (che in croato è Trattoria) Kazun . Attaccata alla strada, come le migliori trattorie di sempre, offre pesce fresco, atmosfera molto alla buona a volte della sana musica croata.

Giorno 2

Da Pola a Brestova, per imbarcarsi verso l’isola di Cres.

Visita a Pola con il suo anfiteatro romano, tra i meglio conservati d’Europa. Partenza per Brestova (circa un’ora), per imbarcarsi verso Cres, una delle isole più grandi della Croazia, collegata con un ponte a Lussino. Bagno in una delle calette più suggestive di Cres, cena e pernottamento a Lussino.

Giorno 3

Da Lussino a Punta Krizia a Cres, una delle aree più incontaminate dell’isola. Mare cristallino, spiagge di ghiaia. Ho alloggiato presso il campeggio (che per metà è naturista) Baldarin. Un posto veramente magico.

Giorno 4

Kayak, snorkeling e tanto sole a Punta Krizia. RELAX!!!!!!

Giono 5

Partenza da Cres, imbarcandosi vero l’isola di KRK. Pranzo nella cittadina di Krk. Da Krk complice il brutto tempo, diretti verso l’entroterra e i laghi di Plitvice. Cena e pernottamento in uno dei paesini vicino ai laghi.

Personalmente ho optato per le casette di Heidi dell’ Hostel Lana Haus

e ho mangiato qui, che consiglio vivamente: VILA VELEBITA

Giorno 6

Visita dei Laghi di Plitvice. Dotatevi di scarpe comode! Sono diversi i percorsi che si possono intraprendere per visitare i laghi. Io ho optato (ovviamente:)) per quello più lungo: 6 ore di cammino per poter visitare tutti i laghi e le cascate sia superiori che inferiori. Ma si può optare per percorsi più brevi.

LAGHI DI PLITVICE sono un parco nazionale patrimonio dell’Unesco. 16 laghi carsici uniti tra loro da cascate. Un luogo magico che in passato è stato uno dei teatri più cruenti della guerra dei Balcani. Oggi il passato si respira ancora nelle case trivellate e distrutte, dove però non mancano mai i fiori, che rappresentano la rinascita.

In serata… in macchina verso Opatja///Abbazia e cena in uno dei posti dove ho mangiato uno dei migliori fritti di calamari della mia vita: La KONOBA Ribarnika di Volosko

GIORNO 7

Passeggiata sul lungo mare di Abbazia, storica cittadina turistica croata dalle reminiscenze austro ungariche.

Pranzo di nuovo da Ribarnika e poi rientro in Italia.

7 giorni magici, che mi sono sembrati due mesi!!!

E voi siete mai stati in Croazia?

L’Asinara, non solo un’isola

Ci sono luoghi dotati di energie misteriose, che rappresentano la somma tra natura e storie. Luoghi magici che esplodono nel cuore, che si raccontano senza farsi capire davvero.

Uno di questi luoghi è l’Isola dell’Asinara. Prima di andarci evocava nella mia testa l’immagine di un’isola carcere: un piccolo atollo con una prigione nel mezzo. Un luogo remoto che echeggia nella memoria: brigate rosse, boss della mafia, maxi processi. Non sapevo che fosse un concentrato di bellezza, mare cristallino, pesciolini e macchia mediterranea.

Facciamo ordine.

L’Asinara è stata sì, per tanti anni, un carcere. Un carcere durissimo di massima sicurezza, uno dei più noti e dei più temuti d’Italia. Ma sfatiamo delle false credenze: l’Asinara non è piccola. Sono 52 chilometri quadrati. Per muoversi da un punto all’altro dell’Isola ci vuole più di un’ora con un fuoristrada. I carceri sono 13, non solo uno, anche se il più famoso, Fornelli, quello di massima sicurezza campeggia con la sua struttura severa nel lato sud dell’Isola, affacciandosi verso l’isola piana e la sabbia bianca di Stintino.

Era il 1885 quando i 500 abitanti dell’isola, con le loro case nel bel borgo di Cala Oliva, discendenti da pescatori di Camogli che avevano sposato le figlie dei pastori sardi, furono costretti da Re Umberto I ad abbandonare l’isola in cui vivevano e lavoravano nella Tonnara.

Quell’isola sarebbe diventata una colonia penale agricola e una stazione sanitaria marina di quarantena che avrebbe fatto fronte all’epidemia di colera che si stava diffondendo in Sardegna e arrivava dal mare.

La colonia penale agricola significava un luogo, protetto dal mare, in cui i condannati non sarebbero solo stati reclusi, ma, i meno pericolosi, impiegati in attività agricole, allevamento, a volte anche impiegatizi (gestivano le Poste, per esempio). Durante il giorno guardie, condannati e liberi cittadini si confondevano sotto il sole dell’Asinara. I detenuti che di giorno svolgevano lavori per l’isola erano chiamati “sconsegnati”. Un modello illuminato e possiamo dire virtuoso grazie al quale nei primi del Novecento l’isola dell’Asinara si rese completamente autosufficiente.

Durante la prima Guerra mondiale divenne il confino di 25ooo soldati austro ungarici, ricordati ancora da una cappella e un ossario che contiene i resti dei 6 mila che lì perirorono.

Le cose cambiarono molto sull’isola a partire dagli anni ’70 quando venne considerata il luogo più adatto per accogliere criminali di alta pericolosità: terroristi e brigatisti.

“A metà degli anni Settanta i detenuti che “soggiornano” all’Asinara sono 500, di cui 120 obbligati alla reclusione coatta nel carcere di Fornelli, e 200 nella casa di lavoro all’aperto. I restanti 80 sono divisi tra Campu PerduTamburinoCala d’Oliva e Case Bianche, nomi delle diverse diramazioni del Carcere. Nello stesso periodo, due importanti generali visitano il carcere dell’Asinara, Carlo Alberto Dalla Chiesa e Giuseppe Galvaligi che affermano che il penitenziario è adatto a ricevere detenuti di maggiore pericolosità. Arrivano così all’Asinara molti detenuti provenienti da altri penitenziari, come il gruppo di 38 detenuti che proviene dal carcere di Messina. All’interno di varie carceri italiane scoppiano, in quel periodo, varie rivolte legate alle forti misure di sicurezza prese all’interno dei penitenziari, “in questi anni all’interno delle carceri italiane si respira un clima di grande tensione che sfocia molto spesso in sommosse e violente proteste dei reclusi”. Ma queste violente sommosse scoppiano anche per la presenza all’interno delle carceri, oltre che di “normali” detenuti e persone imputate di crimini legati ad organizzazioni criminali come la mafia e la camorra, di detenuti legati ad organizzazioni politiche come i brigatisti e i nappisti, accusati di aver trasformato lo scontro politico di quegli anni in scontro armato.” (fonte: SANNA, Martina, «Il carcere dell’Asinara : gli anni del supercarcere»)

Nel 1980 il carcere di Fornelli viene chiuso. Nel 1985, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone alloggiarono nella foresterie di Cala Oliva con le loro famiglie. Vennero portati lì per ragioni di massima sicurezza, dopo le minacce dalla mafia. Rimarranno 25 giorni concludendo i lavori del maxi- processo che sarebbe iniziato da lì a tre mesi, facendosi portare tutti i documenti utili e alloggiando lì con le loro famiglie.

L’ASINARA OGGI

L’Asinara oggi è un Parco nazionale. Non ci si può accedere in macchina. Solo in bicicletta, con un trenino che effettua l’escursione dell’isola, oppure con una visita guidata su fuoristrada, quella che ho fatto io, con Loredana, una ragazza di Sassari che ci ha raccontato con passione la storia e le meraviglie del posto.

Oggi l’Asinara è mare incontaminato e cristallino, 800 specie di piante vascolari (tra cui spiccano le endemiche Centaurea horrida, comunemente conosciuta come Fiordaliso spinoso, e il Limonium laetum, noto come Limonio dell’Asinara), animali che vivono in stato di libertà. Uno su tutti l’asino, presente anche nella versione particolarmente cucciolosa dell’asinello bianco

Un luogo da vivere e respirare assolutamente unico.

Una settimana nel Nord (Ovest) della Sardegna

Ci sono luoghi dotati di un’energia particolare, che ti conquista e ti pervade non appena ci metti piede. Io un piede l’ho anche quasi rotto cadendo su una roccia come un muflone dell’Asinara. Ma questa è un’altra storia ed è giusto andare per ordine.

Non mi recavo in Sardegna da tanto tempo, più o meno 23 anni, da quando a 12 anni ero stata in un villaggio a Cala Rossa con la mia famiglia.

Temevo fosse troppo affollata e troppo costosa. Non è vero, soprattutto se si ha la fortuna di poter partire a Luglio e non ad Agosto.

Avendo solo una settimana a disposizione ho scelto Stintino perché era una meta di cui avevo sentito a lungo parlare, spiaggia caraibica nella punta a Nord Ovest, davanti all’Isola dell’Asinara.

Stintino è un paesino delizioso, fondato dalle famiglie di pescatori che nel 1885 furono costrette a lasciare l’Isola dell’Asinara che veniva trasformata in una colonia penale agricola (di questa storia vi parlerò in un post dedicato). Erano 50 famiglie, discendenti dei pescatori di Camogli che erano stati portati in Sardegna per lavorare alla Tonnara. Si sposarono con le figlie dei pastori sardi dando vita a dinastie di superuomoni lavoratori.

45 di quelle famiglie decisero di stabilirsi proprio davanti all’Isola, ricostruirono la Tonnara, quello che era il loro lavoro e un piccolo villaggio che oggi conta circa 1600 persone, che diventano tante di più nei mesi estivi.

A Stintino c’è una delle spiagge più belle d’Italia: la Pelosa. Sabbia finissima e bianchissima che purtroppo è in pericolo. Un piccolo lembo di sabbia tra le rocce, che contiene fino a 7000 bagnanti al giorno ammassati nelle spiagge attrezzate e libere. Per difenderla il comune ha lanciato un programma di protezione: vietato posare gli asciugamani se non su stuoie rigide (che tra l’altro sono super comode), vietato raccogliere la sabbia, usare borse frigo, obbligatorio risciacquare i piedi prima all’uscita. In più, divieto di fumo (quello che esteso in molte altre spiagge) se non negli appositi spazi sulle passerelle. Piccoli accorgimenti per godersi un luogo da favola, fare il bagno nell’acqua azzurra e godersi la vista verso l’Isola Piana e l’Asinara, con in mezzo la Torre che dall’alto medioevo protegge la zona.

Io ho preso una piccola casetta in affitto tra la spiaggia e il paese di Stintino (che dista circa 15 chilometri).

Durante la settimana non siamo sempre rimasti fissi ad ammirare la Pelosa (ma ci siamo più volti tornati, soprattutto al Tramonto), ma abbiamo perlustrato tutta la costa a Nord-Ovest, scendendo verso Alghero (che dista una cinquantina di minuti), con un passaggio alla Punta del Giglio e alle Grotte di Nettuno e andando ad Est verso Isola Rossa e Castelsardo (un’oretta di viaggio), paradiso geologico. Una giornata l’abbiamo dedicata alla visita dell’Asinara, un posto che assolutamente non si può perdere.

UN PO’ DI INDIRIZZI A STINTINO

Dove Mangiare:

Ci sono tanti ristorantini di pesce, io personalmente vi consiglio

Ristorante Lina, con una terrazza sul porto, piatti tipici della cucina stintinese cucinati con pesce pescato in giornata. Io ho preso un’abbondante grigliata di pesce con ottimo tonno.

Ittiturismo Antares, oltre che un’ottima cena, una fantastica esperienza. Si tratta del primo Ittiturismo del Nord della Sardegna. Il pescatore Agostino ti accoglie direttamente a casa sua. Lui e sua moglie Gavina cambiano il menu a seconda del pesce pescato con piatti tipici dei pescatori: polpo e patate, seppie e patate, pasta e sgombro. Complici le tavolate sociali e il Vermentino di Sardegna non si può non fare amicizia con i vicini, per una bellissima serata.

Consigli per il bagaglio perfetto

Ho scritto La felicità è a portata di trolley nel 2017, nel frattempo sono successe tante cose, il libro è stato tradotto in altri due paesi, ma non è cambiato il mio modo di fare le valigie.

Partivo dal semplice assunto che non devi essere per forza la donna più ordinata del mondo se vuoi diventare una impacchettatrice perfetta. Io non lo ero e non lo sono, ma imparare a fare la valigia mi ha aiutata, anche, a diventare più ordinata.

Eh sì perché la valigia altro non è che un allenamento alla scelta. Qual è la cosa che più ci blocca di fronte a un trolley vuoto? Scegliere che cosa portarci e perché.

Quindi se il nemico non si può combattere tanto vale farselo amico e capire che la valigia non è altro che la proiezione di te stessa nel viaggio.

Devi partire da quella che sei, per immaginarti chi vorrai essere e lasciarti aperte le porte per tornare indietro diversa. Più consapevole, cresciuta, anche un po’ nuova.

Quindi il punto di partenza è sedersi sul letto e capire chi siamo.

Ecco quindi un decalogo per la valigia perfetta.

  1. Imparare a scegliere la propria valigia. Deve essere la tua compagna di viaggio, non ti devi vergognare di lei, deve starti simpatica. Può essere nera, blu, colorata. Morbide per il treno e rigide per l’aereo (sarebbe preferibile)
  2. Siediti sul letto e pensa a chi sei e al viaggio che stai per intraprendere, non farti prendere alla sprovvista. Valuta le condizioni climatiche, i giorni, ma soprattutto che tipo di donna vorrai essere nel viaggio
  3. Scegli abiti multitasking, da utilizzare in diverse occasioni e cerca di fare il maggior numero di outfit con il minor numero di cai, creando le combinazioni sul letto.
  4. Porta vestiti facili da abbinare fra loro (di pochi colori è meglio).
  5. Se quella gonna marrone comprata da tua madre al mercatino delle pulci non la metti mai, lasciala a casa.
  6. E le scarpe? Almeno tre: un paio comode, un paio se esci la sera, un paio di infradito.
  7. Opta per flaconi piccoli (meglio se ricaricabili fanno meglio al pianeta), salviette struccanti, pochi trucchi e i medicinali basic.
  8. Arrotola, arrotola, arrotola!!!
  9. Prepara sempre un bagaglio a mano con le cose da tenere con te (sia in aereo che in treno).
  10. Porta una borsa di scorta (minuscola e pieghevole), ti aiuterà a portare indietro i tuoi ricordi più cari